L’Ego Patriarcale
L’Ego Patriarcale. Trasformare l’educazione per rinascere dalla crisi costruendo una società sana Urra Apogeo, Milano 2009 pagine 188 (a cura di Alessandra Callegari, prefazione di Franco Fabbro, traduzione di Davide Miccione da El Ego Patriarcal y su posible transformación, La Llave 2007)
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Il tema dell’educazione è particolarmente caro a Claudio Naranjo, che vi ha dedicato molte energie – articoli, testi, conferenze – soprattutto negli ultimi due decenni. Non è un caso che il percorso di crescita personale da lui creato – SAT, acronimo di Seekers After Truth, ovvero “cercatori di verità” – si sia diversificato, in Italia e in diverse altre parti nel mondo (dalla Spagna al Brasile), anche in un percorso specifico dedicato agli insegnanti, SAT Educazione: percorso per educatori che rappresenta la realizzazione pratica della sua proposta di innovazione dell’educazione.
Il cambiamento degli educatori, personale e spirituale, è visto infatti come la condizione di base per modificare sia il rapporto con gli allievi e le loro famiglie, sia i contenuti dell’educazione. Attraverso quello che Naranjo chiama una sorta di “contagio salvifico”, il cambiamento dell’educazione dovrebbe permettere di “cambiare il mondo”, come recita del resto il titolo di un altro suo libro, e quindi di “salvarlo”.
In questo testo, in particolare, Naranjo sottolinea che la “mente patriarcale”, che ha guidato la nascita e permesso lo sviluppo delle cosiddette “grandi civiltà” si è andata sclerotizzando fino a trasformarsi in un’aberrazione non più sostenibile. La pretesa superiorità degli esseri umani, fondata sulla presunta superiorità della mente cognitiva e sostenuta dall’egemonia maschile, si appoggia infatti su una sorta di “automutilazione psicospirituale” che ha portato, soprattutto nell’accelerazione progressista degli ultimi decenni, alla generazione di una società malata, fondata su disvalori quali la prepotenza, la violenza e il profitto.
Come dice lo stesso Naranjo, “Il punto di vista che ispira questo volume è, essenzialmente, che la presa del potere da parte dei maschi della nostra specie, all’alba della civiltà, abbia portato con sé non solo gli innegabili valori che tradizionalmente associamo con l’idea di civiltà, ma anche l’innegabile barbarie che ha accompagnato il corso della storia; e inoltre che la squilibrata esaltazione di caratteristiche maschili come la competitività, l’aggressione e il predominio dell’intelletto sull’affettività solidale, sempre più esagerata nelle sue manifestazioni, oggi minacci di distruggerci.”
Ma come possiamo fare per recuperare i valori della civiltà “pre-patriarcale”?
“Secondo Naranjo”, spiega Franco Fabro, docente di Neurofisiologia all’Università di Udine, nella prefazione al testo, “la possibilità di invertire la rotta e salvare il mondo parte dal lavoro che ogni singolo essere umano deve fare su se stesso. Il primo passo nel processo che porta al “risveglio” è riassunto nel motto delfico “conosci te stesso”, che Socrate ha posto a fondamento dell’educazione alla conoscenza. Si tratta prima di tutto di entrare in contatto con il “dolore”, generato dalla carenza di Essere che costituisce la propria nevrosi. La tappa successiva consiste in un’analisi autentica del proprio carattere che sfocia in una sorta di confessione o di autodiagnosi della propria tipologia di personalità. Da questo momento inizia un cammino psicoterapeutico, che in numerose tradizioni e culture è stato descritto come un vero e proprio itinerario iniziatico, che consiste nell’equilibrare i tre centri psichici interiori (istintuale, emotivo ed intellettuale) fino a sviluppare un “centro di gravità permanente”. Al termine di questo impegnativo “viaggio” l’individuo raggiunge la propria essenza, una sfera dove la coscienza è pienamente risvegliata e l’essere umano manifesta un istinto liberato, una conoscenza superiore e un comportamento virtuoso.”
Naranjo propone una educazione che favorisca lo sviluppo di esseri umani “tricerebrati armoniosi, sani, amorevoli e pertanto capaci di una pace gioiosa”, in cui possano fiorire le “tre persone (padre, madre e bambino) interiori”, cui aggiungere un quarto elemento di equilibrio e armonia che consiste nella capacità di creare uno spazio o “vuoto” interiore, grazie alla spiritualità e alla pratica della meditazione.
Questo significa che a livello sociale la soluzione proposta da Naranjo alla crisi della nostra civiltà non passa attraverso una “rivoluzione” collettiva ma “individuale”, fondata sull’educazione interiore di ognuno e mediata dalla scuola e dalla famiglia. Non serve ribaltare il sistema politico e sociale, o tornare utopisticamente a una società “matriarcale” illusoriamente vista come paradisiaca; la rivoluzione radicale deve partire da un cambiamento interiore profondo, che passi dalla realizzazione di un equilibrio tra l’aspetto paterno, materno e filiale (i tre centri psichici), a cominciare dagli insegnanti e dagli educatori, cui spetta poi il compito di “trasferire” questo cambiamento ai giovani e alle loro famiglie. Solo una formula educativa nuova può realizzare, infatti, la transizione verso una società sana e vitale.