Carattere e nevrosi
Carattere e nevrosi, l’enneagramma dei tipi psicologici, Astrolabio, Roma 1998, pagine 270 (prefazione di Frank Barron, traduzione di Cristiana Carbone da Character and Neurosis, an integrative view, Gateways 1994; in spagnolo Carácter y Neurosis, La Llave 1996 e 2011)
A partire dai primi anni Settanta Claudio Naranjo, riprendendo la “protoanalisi” di Oscar Ichazo, con il quale aveva lavorato partecipando insieme a una quarantina di persone a un famoso seminario svoltosi nel 1970 ad Arica nel deserto cileno, si è dedicato a elaborare una “psicologia degli enneatipi” sistematica. Rifacendosi anche all’enneagramma di Gurdjieff, presentato dal suo allievo Ouspensky nel libro Frammenti di un insegnamento sconosciuto, Naranjo ha cominciato poi a insegnare tale visione integrativa della personalità all’interno del SAT Institute da lui creato a Berkeley, in California, e ne ha fatto nel tempo una delle basi del suo insegnamento e dei suoi programmi SAT, portati da molti anni anche in Italia.
In realtà, mappe dedicati ai tipi psicologici sono state elaborate fin dai tempi più antichi – si pensi ai caratteri di Ippocrate – e appartengono a tutte le culture. E Naranjo nel suo Carattere e nevrosi, pubblicato nel 1994 e quattro anni dopo tradotto in italiano, nella sua introduzione cita ampiamente alcuni autori che hanno esplorato questo tema: da Jung con i suoi tipi psicologici, a William Shedon e ai suoi temperamenti, a Karen Horney, la “ribelle non violenta della psicoanalisi”, cui il libro di Claudio Naranjo è significativamente dedicato. E nel corso della trattazione fa ampi riferimenti anche alla mappa dei caratteri collegata i rimedi omeopatici, oltre che al DSM – il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, giunto all’epoca alla terza edizione e nel frattempo ormai alla quinta – e ad altri autori, da Reich e Lowen a Perls, da Shapiro a Guntrip, facendo del suo testo il più ricco e complesso sull’argomento
Grazie a un’immensa cultura scientifica e psicoanalitica, unendo i più validi contributi della scienza occidentale con il sapere di maestri sufi e tibetani o degli sciamani sudamericani, Naranjo riesce a operare una sintesi inedita che rende questo libro una vera miniera di conoscenza e di saggezza.
La sua è di fatto una teoria sulla nevrosi a più livelli, sul degrado della coscienza, sulla “caduta” dell’essere umano da uno stato di beatitudine a uno di infelicità e nevrosi, offrendo anche gli strumenti per una comprensione del processo di guarigione e trasformazione. Il nucleo della formulazione sulla nevrosi di Naranjo è l’esplorazione sistematica dell’idea di una “psicodinamica esistenziale”, in virtù della quale tutte le forme di nevrosi derivano dalla mancanza di percezione dell’Essere. Parla i fatti di un vero e proprio “oscuramento ontico”, che si declina nei vari enneatipi in forme diverse, manifestandosi sulla base di un “carattere” nevrotico.
“Il nostro modo di vivere in questo ‘basso’ mondo dopo la cacciata dall’Eden (cioè la personalità con cui ci identifichiamo e cui implicitamente facciamo riferimento quando diciamo ‘io’)” spiega Naranjo nell’introduzione “è un modo di essere che abbiamo adottato per difendere noi stessi e il nostro benessere grazie a un ‘adattamento’, in senso lato, che in genere si tinge più di ribellione che di accettazione.
Naranjo spiega di quale adattamento si tratti, e sorto da quale tipo di esigenza:
“Per reagire alla mancanza di ciò di cui aveva bisogno, il bambino è dovuto ricorrere alla manipolazione, e quindi, da questo punto di vista, possiamo dire che il carattere è un apparato di contro manipolazione. Così stando le cose, dunque, la vita non è guidata dall’istinto, ma dal perdurare di una precoce strategia adattiva che lotta contro l’istinto e interferisce con la ‘saggezza’ dell’organismo nel senso più ampio del termine. Il perdurare di questa precoce strategia adattiva può essere compreso alla luce del contesto doloroso in cui essa ha avuto origine, e del particolare tipo di apprendimento che la alimenta: non quello che l’organismo in evoluzione assimila in maniera gratuita, ma un apprendimento sotto coercizione, caratterizzato da una speciale fissità o rigidità del comportamento adottato all’inizio come reazione di emergenza. Diciamo quindi che l’individuo non è più libero di scegliere se applicare o no i risultati del nuovo apprendimento, ma che è andato in ‘automatico’, avviando una serie di reazioni senza ‘consultare’ la mente nella sua totalità, o senza considerare la situazione in maniera creativa. La fissità di tali risposte obsolete e la perdita della capacità di reagire in maniera creativa al presente sono tipiche del funzionamento psicopatologico.”
Naranjo descrive poi che cosa intende per “carattere”:
“Alla somma complessiva degli apprendimenti pseudo adattivi ora descritti le tradizioni spirituali danno in genere il nome di ‘Io’ o ‘personalità (diverso dall’’essenza’, o ‘anima’, della persona) ma io ritengo assai appropriato denominarla anche ‘carattere’. Derivato dal greco, che significa scolpire, ‘carattere’ si riferisce a ciò che rimane costante nella persona, perché le si è scolpito dentro, e quindi ai condizionamenti comportamentali, emotivi e cognitivi.
“Mentre nella psicoanalisi il modello fondamentale della nevrosi è quello di una vita istintuale delimitata dall’attività di un Super-Io interiorizzato dal mondo esterno, io avanzo l’ipotesi che il nostro conflitto di base, e il modo fondamentale di essere in disaccordo con noi stessi, nascano da un’interferenza con l’autoregolazione dell’organismo attraverso il carattere. È all’interno del carattere, come parte di esso, che noi possiamo trovare un Super-Io dotato di valori e di richieste propri, e anche un contro Super-Io (ununderdog, come lo chiama Fritz Perls), che è fatto oggetto delle richieste e delle accuse del Super-Io e che implora di essere accettato. È in questo underdog che troviamo il referente fenomenologico dell’Es freudiano, anche se è discutibile definire istintuali le pulsioni che lo animano. Perciò, non è solo l’istinto a essere oggetto dell’inibizione, come risultato del rifiuto di sé radicato in noi e del desiderio di essere diversi da quelli che siamo: lo sono anche i nostri bisogni nevrotici. Le varie forme di motivazione da carenza, che propongo di chiamare ‘passioni’, ci sono interdette sia nel loro aspetto di desiderio sia in quello di odio.
“Si può descrivere il carattere come un insieme di tratti, e cercare di capire in che modo ciascuno di essi abbia avuto origine, se come identificazione con una caratteristica di uno dei genitori, o al contrario, come desiderio di non assomigliargli sotto quell’aspetto particolare. (Molti degli aspetti che ci caratterizzano corrispondono all’identificazione con uno dei genitori e al tempo stesso sono un atto di ribellione contro la caratteristica opposta dell’altro). Altri elementi distintivi possono essere intesi come contro manipolazioni e adattamenti più complessi. Ma il carattere è qualcosa di più di un insieme caotico di tratti; è una struttura complessa rappresentabile come una ramificazione, dove i diversi comportamenti sono aspetti di comportamenti più generali, e dove anche le varie caratteristiche di una natura più ampia possono essere interpretate come espressione di qualcosa di più fondamentale.
“Il nucleo fondamentale del carattere così come intendo formularlo” sottolinea ancora Naranjo “ha una duplice natura: c’è un aspetto motivazionale che interagisce con una tendenza cognitiva, una ‘passione’ associata a una ‘fissazione’. Se raffiguriamo la posizione della passione dominante e di uno stile cognitivo all’interno della personalità, i due punti focali di un ellissi, possiamo ampliare quanto abbiamo detto sul carattere come contrapposto alla natura, definendo più in particolare questo processo come un’interferenza della passione con l’istinto, alimentata dall’influenza di una tendenza cognitiva deformante.”
Da queste premesse si sviluppa nel libro la descrizione dei nove enneatipi di base, con solo un breve accenno ai sottotipi, tre per tipo, tali per cui la mappa da lui proposta, e che appunto viene utilizzata nei suoi programmi SAT, si compone di ben 27 caratteri. A questi 27 “personaggi” Naranjo ha dedicato un libro, uscito nel 2012 in spagnolo con il titolo 27 personajes in busca del ser, che raccoglie le descrizioni di 27 modi di essere nei racconti autobiografici di altrettanti suoi allievi. Sempre agli enneatipi inoltre è dedicato il libro Gli enneatipi nella psicoterapia, pubblicato nel 1997 e uscito in italiano nel 2003, che li descrive con esempi riferiti a personaggi letterari e a pazienti nella pratica clinica.