La via del silenzio, la via delle parole
– La via del silenzio e la via delle parole. Portare la meditazione nella psicoterapia, Astrolabio, Roma 1999, pagine 208 (traduzione di Elisabetta Valdré da The way of silence and the way of words. Bringing meditation into psychotherapy, 1999, ripubblicato come The Way of Silence and the Talking Cure: On Meditation and Psychotherapy, Blue Dolphin Publishing 2006; in spagnolo Entre meditación y psicoterapia, La Llave 1999 e 2012)
Un libro da leggere e rileggere… trovandovi sempre qualcosa di nuovo. La via del silenzio – ovvero la meditazione, nei suoi vari aspetti e contesti – e la via delle parole – ovvero la psicoterapia, anch’essa nei suoi vari aspetti e contesti – si incontrano per favorire e incrementare la crescita dell’essere umano. Ed è ciò che, del resto, Claudio Naranjo propone da oltre quarant’anni con il suo programma di crescita e sviluppo personale chiamato SAT (acronimo di Seekers After Truth: cercatori di verità), da lui portato in tutto il mondo e diffuso anche in Italia.
Negli anni Sessanta Naranjo è stato fra i primi psicoterapeuti a misurare l’impatto che può avere nella pratica clinica un’autentica formazione in discipline meditative di varia origine. Discepolo di molti maestri di meditazione appartenenti a diverse culture, ha poi insegnato soprattutto la tradizione buddista, facendone una parte significativa del curriculum SAT e introducendo i suoi allievi alla pratica Vipassana, Zazen e Nyingma tibetano.
Ed ecco dunque che in questo libro Naranjo ci conduce dapprima a una definizione della meditazione, ovvero a una “delimitazione dei suoi confini” all’interno della più ampia sfera della pratica spirituale, per poi, nel secondo capitolo, affrontare la meditazione secondo una prospettiva transculturale, attraverso un’indagine sui processi psicologici in essa impliciti e proponendo, come la chiama Naranjo stesso, “una topografia e una matematica della coscienza”.
Riprendendo quando scritto nel suo libro On the Psychology of Meditation, scritto in collaborazione con Robert Ornstein, egli propone la distinzione tra una via “apollinea” basata soprattutto sulla concentrazione, una via antitetica, “dionisiaca” o espressiva, che implica una disciplina della resa, e una via di mezzo, “negativa” (riassunta dall’enunciazione neti neti che in lingua sanscrita significa “non questo, non quello”) che comporta un distacco, un atto di disidentificazione con il contenuto della mente.
La riflessione di Naranjo, originalissima, conduce il lettore, attraverso la mappa tridimensionale che egli a poco a poco costruisce, a scoprire la proposta per nove vie di meditazione (quanti sono gli enneatipi), dimostrando così, se mai ce ne fosse bisogno, la sostanziale congruenza tra meditazione ed enneagramma.
Il terzo capitolo, anch’esso di potente sintesi concettuale, analizza la “fisiologia” delle meditazione, ovvero la trasformazione del corpo nel corso dell’evoluzione spirituale dell’individuo, mentre nel quarto, sull’interfaccia tra meditazione e psicoterapia, oltre a dimostrare che esiste fra le due un terreno comune, ne prende in esame differenze e complementarietà.
Nella seconda parte del libro Naranjo parla della cosiddetta “meditazione in rapporto” o intersoggettiva, applicata alla relazione “io-tu”, di cui fanno esperienza gli allievi nei corsi SAT; nel sesto capitolo viene pubblicato il resoconto di alcuni insegnamenti sperimentali sull’osservazione collettiva del pensiero, mentre il settimo breve capitolo è dedicato a una delle grandi passioni di Naranjo (che è, tra l’altro, musicista lui stesso): la musica come meditazione e terapia.
La terza parte infine offre un panorama delle forme classiche di meditazione nelle diverse tradizioni spirituali occidentali e orientali – cristianesimo, ebraismo, islam, induismo, buddismo, taoismo e sciamanesimo – e costituisce una grande sintesi degli studi e delle ricerche dell’autore. Facendo il punto su un trentennio di sperimentazioni, questo testo si pone come il consuntivo di un percorso spirituale e clinico di straordinaria originalità e ricchezza, dimostrando che le dimensioni psicologica e spirituale della crescita interiore sono due facce dello stesso viaggio verso la conoscenza di sé.